ELEZIONI RSU/RLS

L’ACCORDO SULLA RAPPRESENTANZA E’ UN FURTO AI DANNI DEI LAVORATORI

Il Testo Unico o Accordo Interconfederale del 10 gennaio 2014 stabilisce per la prima volta un metodo per misurare il peso delle OOSS tra i lavoratori e di conseguenza la titolarità di una maggioranza alla firma degli accordi, cosa c’è che non va in questo? L’Accordo stabilisce la fine della democrazia sindacale attribuendo una delega in bianco alle Organizzazioni. Tutto il contrario di quel che viene detto nei volantini dei firmatari (“il lavoratore conta e decide”): il modello di democrazia che propongono si riduce ad avere una tessera in tasca o dare il voto, poi il lavoratore subirà ogni decisione presa in suo nome, sia a livello nazionale (come CCNL, accordi…) che territoriale (materie proprie delle RSU). Non ti chiedono l’adesione di volta in volta sull’articolato di una vertenza, ma una per sempre. Poi il tuo voto se lo gestiscono per tutto il mandato. Inoltre, per partecipare a quella che viene spacciata come “conta della rappresentatività” devi aderire alla restante parte del Testo dove si imbavaglia dettagliatamente l’attività sindacale. Cioè? Chi sottoscrive si impegna a non attivare alcun conflitto durante le trattative, che è il contrario di come si conducono le vertenze; deve inoltre cessare ogni forma di contrasto quando gli accordi sono firmati; decidono tutto il 50%+1 (indovinate da chi sarà praticamente sempre costituito? Ma dalla Triplice naturalmente – e dalle sue emanazioni – proprio da chi ha firmato il Testo Unico sulla Rappresentanza con Confindustria!) e chi dissente, fra i delegati o OS ai tavoli, niente può durante la trattativa e dopo la firma: vietato scioperare, vietata ogni iniziativa, denuncia, volantino. (Al momento, solo chi, come noi, non sottoscrive l’Accordo sulla Rappresentanza può promuovere scioperi, proteste, ecc.). Chi sottoscrive deve poi accettare l’esclusione dei referendum sugli accordi (non sono ammessi dove ci sono RSU, ma solo per le RSA): in definitiva, da quando una vertenza comincia in poi i lavoratori non possono fare più nulla, l’attività vertenziale fuori dai tavoli resta paralizzata. L’accordo vuole garantire la pace sociale alla controparte senza nulla in cambio se non proprio il privarsi degli strumenti di rivendicazione. Ma non ha una logica impedire il contrasto ad accordi firmati con una maggioranza sindacale? Sì, risponde ad una logica di vertice, che esclude ogni partecipazione dal basso, discussione tra i lavoratori, recepimento delle istanze critiche. Se i lavoratori avessero fiducia in quel che succede nelle stanze chiuse delle trattative non avremmo mai avuto gli scioperi contro contratti e accordi, non avremmo mai avuto i movimenti di chi non ci sta: le maggioranze devono essere costruite di volta in volta nei posti di lavoro, non ai tavoli. Perché questo sospetto? I quadri sindacali passati ad essere quadri aziendali, i dirigenti con le tessere o le prebende sindacali, sono fatti che hanno tolto ogni trasparenza all’onestà delle firme su accordi a perdere. La cogestione è evidente, e ha costituito una collusione sindacale nei processi di ristrutturazione. Il più importante in atto è la privatizzazione del trasporto ferroviario. Non ritenete che la cessazione del conflitto durante il negoziato abbia una logica? La parte imprenditoriale non è tenuta a sospendere le proprie volontà durante il negoziato. Neanche dopo è fattualmente obbligata al rispetto degli accordi. E’ noto infatti che le aziende disdettano unilateralmente, ricattano con la chiusura delle lavorazioni o l’esternalizzazione, sospendono le scadenze dei pagamenti salariali, interpretano le norme in corso d’esercizio. Per il rispetto degli accordi il sindacato ha dovuto e dovrà ancora ricorrere all’istituto giuridico della antisindacalità del comportamento aziendale. Al contrario “l’esigibilità” dei patti come scritta sull’Accordo pesa solo sulla parte dei lavoratori. Basterà inventarsi un tavolo negoziale con gli amici o allungare una trattativa e la vertenza si ferma. Quindi ritenete che l’Accordo non valorizzi i delegati di RSU? Al contrario, i membri RSU non saranno teste pensanti, hanno mera funzione di trasmissione delle volontà della segreteria di appartenenza: se non si allineano vengono automaticamente dimessi. Non possono intraprendere azioni contro ciò che viene firmato contro la loro volontà. Pena sanzioni. Dopo averle sostenute in passato, oggi per provocazione proponiamo di abolire per inutilità l’istituto delle RSU come definito dall’Accordo. Esse servono solo a rastrellare i voti tra i lavoratori, poi sono le segreterie a decidere. L’abolizione farebbe cadere il velo dietro cui si cela uno scippo di potere decisionale. Siete quindi contro le RSU? Siamo contro queste RSU farsa. Finché c’era da sopportare le quote riservate o altre difficoltà, abbiamo partecipato, convinti di una rappresentanza in aderenza alla vita dei lavoratori. Oggi con l’Accordo sulla Rappresentanza questo non c’è più. Oggi le RSU non sono già più RSU, cioè Unitarie, laddove hanno privato una parte dei lavoratori, quelli che non si riconoscono nei requisiti dell’Accordo, della possibilità di essere rappresentati. Le sanzioni di cui tanto parlate non riguardano i lavoratori. Vero, ma a chi si rivolgono i lavoratori per esprimere dissenso rispetto ad accordi? quale organizzazione possono stabilire se quelle che li rappresenterebbero, OS o RSU che siano, in quanto hanno firmato l’Accordo e hanno partecipato alle elezioni, sono sotto il ricatto delle sanzioni pecuniarie e di agibilità? Rimane dunque libero solo il RLS che, per funzioni e inquadramento di legge, non ricade nella disciplina dell’Accordo sulla Rappresentanza? Guarda caso nello specifico Accordo elettorale del gruppo FS possono presentare liste per RLS solo sigle che le possono presentare per le RSU. Un ulteriore golpe che va oltre i micidiali contenuti dell’ Accordo stesso. Un’occupazione di ogni spazio di rappresentanza. Non hanno neanche avuto il coraggio di fare listoni unici. Chi vuole candidarsi, deve farlo nelle loro liste. Chi venisse eletto, in teoria non dovrebbe sottostare, in quanto RLS, a tutte le gabelle dell’accordo, ma dipenderebbe dalle loro liste: anche se convinto di svolgere il proprio ruolo con coscienza, saprebbe che avalla quel colpo di mano ai danni dei lavoratori. Quale dunque la definizione della Rappresentatività secondo voi? La rappresentanza non è delle Organizzazioni, appartiene ai lavoratori che la esprimono attraverso le vertenze e le lotte. Una mobilitazione, una protesta o uno sciopero misurano il consenso dato con sacrifici ad un tema rivendicativo. L’organizzazione sindacale è solo un tramite non un’autorità su un piedistallo. La conflittualità cessa se l’accordo è ritenuto buono, col Testo sulla Rappresentanza cessa a priori. E’ un’altra svendita di diritti, ma in questo caso si mina la strumentazione rivendicativa in mano ai lavoratori: il conflitto le proteste, lo sciopero, prendere la parola per dissentire. Che farete? L’accordo mette i buoi nel recinto, o fuori o dentro, solo ubbidendo alle clausole restrittive si ha titolo di partecipare ai tavoli. Le nostre organizzazioni vogliono rappresentarli senza il riconoscimento ufficiale ma nel concreto delle iniziative e delle lotte che riusciremo a produrre con i lavoratori. Il nostro impegno di RSU e RLS continua nelle OOSS che mettono al servizio dei lavoratori tutti gli strumenti di cui dispongono per continuare l’attività fuori dal recinto, convinti che solo l’estensione della partecipazione e il rifiuto della delega in bianco, solo la costruzione di un collettivo sempre più forte potranno tenere testa all’attacco sempre più feroce. Invitiamo i lavoratori che non si riconoscono in queste false elezioni a rompere lo schema delle scelte coatte: non firmare per la presentazione delle liste, non votare.

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